Riflessioni in libertà sull’ipotesi di creare un comune unico in Valdarno per dare forza e visibilità ad un territorio ancora poco valorizzato.
Non mi sono mai occupato di politica e non lo farò nemmeno ora ma vorrei focalizzarmi su una problematica che ha evidenziato il covid-19 in tutta la vallata.
Fin dai primi giorni della pandemia abbiamo visto i vari sindaci ed amministratori della zona snocciolare dati sui contagiati e ricoverati del proprio comune, ignorando quello che succedeva al di là dei confini comunali, dove magari c’era un focolaio in una RSA o comunque ci poteva essere una situazione più grave. Nessuno si preoccupava di fornire una visuale più ampia che riguardasse l’intera vallata, a parte gli organi di stampa locali.
La stessa problematica si ripresentava nei giorni di lockdown per quanto riguarda le consegne a domicilio dove non era facile avere un’idea chiara di chi facesse questo servizio in tutto il Valdarno. (A tal proposito avevo pubblicato l’articolo che trovate qui sotto).
12 comuni e 2 province in una valle
Uno degli insegnamenti più evidenti che ci ha mostrato il Covid-19 è che le divisioni non aiutano a superare i problemi, tanto meno le frammentazioni amministrative.
I divieti di spostamento da comune a comune in vigore in Toscana durante le feste di Natale 2020 e Capodanno, riportano ancora una volta l’attenzione su quanto sia penalizzante per il Valdarno la divisione a cui è soggetto.
Addirittura ci sono delle frazioni estese su più comuni, vedi ad esempio Levane oppure Matassino, diviso tra 3 comuni (Reggello, Castelfranco Piandiscò e Figline Incisa Valdarno) e 2 province (Arezzo e Firenze).
La conca naturale del Valdarno Superiore è molto circoscritta e non merita la divisione tra 12 comuni e 2 provincie com’è attualmente.
L’intero Valdarno Superiore inizia da Ponte a Buriano, alla periferia d’Arezzo ed arriva a quella di Firenze dove l’Arno incontra con la Sieve: in linea d’aria sono circa 40 km. La larghezza va dai Monti del Chianti alla montagna del Pratomagno: meno di 10 km. Un fazzoletto di Toscana che ha una sua storia, una sua origine ben precisa che non merita essere così frammentato.
Il Valdarno ed il turismo
La problematica è evidenziata anche dal punto di vista turistico dove la Regione Toscana considera come “Valdarno” solo quello della provincia d’Arezzo mentre il Valdarno Fiorentino è annesso alla Città Metropolitana di Firenze. Tale divisione crea chiaramente un danno alla valorizzazione di entrambi le parti. Addirittura negli anni passati c’è stato chi si voleva staccare dalla provincia d’Arezzo ed essere inglobato in quella di Firenze.
Quando finirà l’emergenza coronavirus ed il turismo ripartirà penso che ci sarà voglia di riscoprire e rivalutare realtà che fino ad oggi sono state poco considerate, dove sarà garantito il giusto distanziamento sociale al quale ormai ci stiamo abituando.
Da questo punto di vista il Valdarno Superiore può trarne giovamento solo se considerato come un’unica entità, come lo è ad esempio il Chianti o il Casentino.
Come ho scritto tante volte ” il turista non conosce confini” e dopo il covid-19 sarà ancora più importante non crearli a tavolino. Per tale motivo sarebbe importante abbattere tutti i vari campanilismi e ripartire da un comune unico che dia voce all’intero territorio.
Uno degli insegnamenti più evidenti che ci ha mostrato questa crisi è che per salvarsi e risollevarsi non abbiamo bisogno di divisioni ma di unità.
Ho letto con interesse il suo articolo. Da tanto tempo penso che la divisione del valdarno sia un problema per i suoi cittadini basta pensare che i figlinesi per avere esami ospedalieri devono andare a Ponte a Niccheri mentre la Gruccia è a pochi chilometri. Suggerisco di fare una consultazione tra i cittadini perchè i tempi in cui si faceva caso alle targhe sono passati da tempo-
Gentile Marco,
Grazie dell’apprezzamento su quanto scritto nell’articolo.
Purtroppo ancora c’è troppo campanilismo e troppa burocrazia da superare ma prima o poi questo passo dovrà essere fatto.