Circa 2 milioni di anni fa questo territorio era ricoperto dalle acque di un lago delimitato dalle colline del Chianti e la montagna del Pratomagno. Il clima allora era molto più caldo di oggi, popolato da animali che oggi ritroviamo nella savana africana come rinoceronti, ippopotami ed elefanti oltre ad altri ormai estinti come i mammut.
Quando si ammalavano, per istinto naturale si avvicinavano ad i corsi d’acqua che scendevano impetuosi dalle alture e capitava spesso che venivano travolti dalla corrente e risucchiati in mulinelli ed orridi fino ad arrivare al fondo valle del lago praticamente dilaniati, per questo motivo nei resti fossili ritrovati fino ad oggi le ossa non sono quasi mai intere.
La conservazione in fondo al lago dei resti animali veniva garantita dai sedimenti di argilla che si depositavano sulle carcasse ed agivano praticamente da isolante. Questi detriti hanno anche provocato la formazione del particolare fenomeno naturale delle Balze del Valdarno.
Alcuni reperti si trovano al Museo Paleontologico di Montevarchi, ma vista l’enorme quantità di ritrovamenti, molti altri si trovano anche al Museo di Storia Naturale di Firenze.
A parte qualche piccola sbavatura narrativa è un bell’articolo, complimenti.
Grazie mille.
L’articolo lo avevo scritto sei anni fa, ora magari lo rifarei in modo diverso.