Nonostante la sua posizione strategica invidiabile, nel cuore della Toscana tra Firenze, Arezzo ed il Chianti, il Valdarno non è considerato una meta turistica, purtroppo. Ecco una personale riflessione per scoprire i motivi.
Può sembrare una provocazione questo titolo ma è la verità: ad oggi il Valdarno non è considerato meta turistica, anzi è spesso ignorato dagli addetti ai lavori. Se pensiamo alle principali mete turistiche della Toscana, la mente va subito a Firenze, Siena, Pisa, San Gimignano, Volterra, Lucca. Ma anche alle zone di mare come l’Isola d’Elba e Forte dei Marmi. Se invece proviamo invece ad individuare le aree geografiche più gettonate dove trascorrere una vacanza in Toscana, ecco quali emergono sul web e sulle principali guide del settore: il Chianti, la Val d’Orcia, le Crete Senesi, il Casentino, il Monte Amiata, la Maremma, la Versilia, l’Argentario e le isole. Il Valdarno invece è completamente ignorato, nonostante sia la base di partenza più strategica per visitare il cuore della Toscana.
Il Valdarno non è considerato una meta turistica
In rete c’è molta confusione ed ignoranza sulla sua esatta collocazione geografica, a metà tra la provincia di Firenze e quella di Arezzo. Eppure è ben identificabile e circoscritto da confini naturali, marcati da due affluenti dell’Arno (il canale maestro della Chiana e la Sieve) e da due catene montuose (i monti del Chianti e la montagna del Pratomagno). L’intera vallata è una conca lunga circa 40 km e larga meno di 10 km (per approfondimenti leggete l’articolo “dove si trova il Valdarno Superiore?“)
Basta pensare alla sua origine geologica, quando il Valdarno era un lago, per capire che almeno dal punto di vista turistico dovrebbe essere considerato come un’entità unica. La sua storia, le sue origini e la sua bellezza si possono apprezzare solo nel loro insieme. Invece oltre che tra due province e frazionato anche in 12 comuni dove ancora c’è troppo campanilismo che non permette una valorizzazione omogenea. Ad oggi non esiste un’organo ufficiale per promuovere la zona nella sua totalità.
Anche il sito ufficiale della Toscana, che dovrebbe essere quello più autorevole, in cui cercare le giuste informazioni, non rende giustizia alle sue enormi potenzialità turistiche. Gli dedica una sezione in cui è presentato in maniera molto approssimativa e poco chiara. Tra le varie lacune di quel portale c’è da dire che è menzionato solo il Valdarno Aretino mentre quello Fiorentino è completamente ignorato. Sono esclusi i comuni di Rignano sull’Arno (il più vicino a Firenze di tutta la vallata), Reggello (uno dei più grandi d’Italia per estensione territoriale) e Figline e Incisa Valdarno (quello con più afflusso turistico della provincia di Firenze, dopo il capoluogo).
Per rendervi conto meglio date un’occhiata voi stessi al link di Visit Tuscany.
Il Valdarno descritto dal prof. Antonio Paolucci
Eppure questo fazzoletto di terra ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’intera regione e non può essere ignorato così. A testimonianza di ciò ecco come lo descrive il Prof. Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani e del del Polo Museale Fiorentino:
…il Valdarno è una ruga del territorio a fatica visibile. Costeggiata da montagne di mediocre altezza e bordate da esigue strisce di pianura. Eppure quale altro territorio del mondo ha dato tanto all’umana civilizzazione? Di più solo la valle del Tevere con Roma. Per le strade del Valdarno sono passati soldati e pellegrini, mercanti e chierici, giramondo e avventurieri. Quelle strade hanno sostenuto i passi di Cimabue e Giotto, di Dante e Arnolfo di Cambio, di San Francesco e Petrarca, di Brunelleschi e Machiavelli, di Michelangelo e Leonardo.
…Le strade che da 2500 anni innervano questo breve percorso geografico tra Arezzo e Firenze, hanno consentito il miracolo che tutto il mondo conosce e che chiamiamo Toscana.
(Tale descrizione è tratta dalla prefazione di un vecchio libro).
Le potenzialità inespresse
Le potenzialità turistiche della vallata, se sfruttate bene, potrebbero creare nuova linfa al mercato del lavoro. La ricchezza del territorio del Valdarno Superiore è un qualcosa di alienabile, che nessuna crisi finanziaria può mettere in discussione. Dal 2008 in poi la zona ha perso migliaia di posti di lavoro, principalmente nel settore manifatturiero e meccanico, ed ancora purtroppo la tendenza non si è fermata. Sarebbe ora di investire di più sul turismo e su quelle ricchezze tipiche della zona e che nessuna crisi ci può togliere.
Ci sono infatti delle eccellenze ancora poco considerate che potrebbero dare un nuovo slancio alla domanda turistica.
Eccone alcuni esempi:
- I borghi del Valdarno: Carichi di storia, dove ancora rimangono tracce indelebili del loro passato glorioso.
- I musei del Valdarno: Alcuni davvero originali e poco conosciuti, custodiscono reperti storici che vanno dalla preistoria fino ai giorni nostri, oltre che capolavori di maestri come il Masaccio ed il Beato Angelico.
- La Strada dei Setteponti: pochi altri itinerari toscani hanno una tale ricchezza racchiusa in appena 50 chilometri, eppure solo negli ultimi anni c’è stato un timido interessamento a valorizzare questo itinerario.
- I prodotti tipici: Le eccellenze enogastronomiche come ad esempio il fagiolo zolfino, l’olio di oliva, il buon vino e la buona cucina, offrono davvero tanti motivi per fare una sosta da queste parti.
- Le Balze del Valdarno: Sono l’elemento più caratteristico della vallata. Un fenomeno naturale che incuriosì anche Leonardo da Vinci ma che ancora oggi è poco considerato e “sfruttato”. Lo stretto legame che c’è con il Genio dovrebbe servire per dare un nuovo slancio al turismo locale.
Le potenzialità del Valdarno sono davvero enormi, riconosciute anche dai visitatori stranieri, che di passaggio da queste parti, si meravigliano di tanta ricchezza così poco reclamizzata. Basterebbe davvero poco per cambiare le cose e guardare alla realtà con occhi diversi.
E le tante stupende ”pievi romaniche” di cui pullula il nostro territorio? Pieve a Cascia, Pitiana, S. Agata, Gaville, Castefranco…..e ancora altre?
Certo anche le pievi sono una ricchezza del nostro territorio, io le ho inserite tra le tante attrattive della Strada dei Setteponti, visto che la maggior parte di queste si trovano lì.